Il colloquio clinico è il “principale strumento di conoscenza di sé” e consiste nell’osservazione e nello studio del comportamento; attraverso il colloquio il terapeuta ha lo scopo di comprendere e aiutare il paziente. (Il colloquio psicologico: cosa fare nel primo colloquio)
Naturalmente nello spazio terapeutico ci si muove in due: paziente e terapeuta. Sembra banale sottolinearlo, ma possiamo dire che sia il paziente che il terapeuta sono portatori di aspettative, desideri, credenze, agiscono secondo schemi ben precisi di funzionamento e “si osservano attentamente a vicenda”. Se da un lato “Ascoltando e osservando il cliente, lo psicologo può recepire informazioni sui suoi modelli comportamentali e comunicativi, che probabilmente rivestono un ruolo importante nel mantenimento del problema. L’obiettivo del terapeuta è quello di aiutare il cliente a spostarsi da questi modelli verso stili comportamentali più produttivi e meno problematici.[…]”
Il paziente invece dal canto suo è chiamato ad essere elemento di fondamentale importanza per stringere l’alleanza con il terapeuta
“…l’alleanza e, conseguentemente, la psicoterapia in senso lato, si delineano come un lavoro collaborativo tra due soggetti interagenti ed entrambi attivi, ciascuno nel proprio ruolo. In particolare, il legame terapeutico, terzo elemento costitutivo dell’alleanza nonché fattore aspecifico di grande efficacia clinica, emerge dall’interazione tra due variabili principali: da una parte i comportamenti, le emozioni e i pensieri del terapeuta, dall’altra le proiezioni transferali che nascono dalle esperienze passate del paziente.”
(Alleanza terapeutica)